Let's read a manga: Georgie

Ci siamo, parte ufficialmente anche la rubrica “L’angolo del Manga”!

Di cosa vi parlo oggi? Del primo manga da me acquistato (credo), Georgie.
E’ un manga del 1982, di Mann Izawa e  Yumiko Igarashi, ambientato tra l’Australia e l’Inghilterra. La trama è semplice, ma efficace.


Georgie è solo una neonata quando viene ritrovata da un uomo, il signor Butman, in mezzo a un bosco, accanto alla madre morente. Del padre non c’è traccia. L’uomo, mosso a compassione, la prende con sé e la cresce come se fosse figlia propria, assieme ai figli legittimi Abel e Arthur. La famiglia decide di non rivelare a Georgie le proprie origini, per non provocarle traumi. Il signor Butman successivamente muore, lasciando la moglie Mary a occuparsi dei figli. La donna, tuttavia, non riesce ad accettare la presenza della bambina in casa propria, temendo che possa minarne la tranquillità.
I tre fratelli crescono in armonia fino all’adolescenza, periodo in cui Abel e Arthur, sapendo di non avere legami di sangue con Georgie, cominciano a provare qualcosa di più dell’affetto fraterno nei confronti della ragazza, che si è fatta bella, solare e gentile. Questo sentimento controverso porta alle prime tensioni tra i due, scatenando l’ira della madre. Abel, per soffocare il proprio sentimento, decide intanto di allontanarsi da casa, imbarcandosi come marinaio.
Georgie nel frattempo incontra Lowell J. Gray, giovane inglese, nipote del governatore della città. Lowell è gentile e galante, e si innamora immediatamente di Georgie, nonostante sia già legato sentimentalmente alla nobile Elise. Tra i due nasce una dolce storia, ma quando la madre di Georgie lo scopre si infuria e le rivela la verità sulle sue origini.
Unitamente a tale sconvolgente confessione, Georgie scopre anche dell’amore dei fratelli per lei. Terrorizzata, non volendo dare loro un dolore, la ragazza decide infine di partire alla volta dell’Inghilterra, alla ricerca delle propria famiglia e del suo amore Lowell.

Manga edito da Magic Press, nella sua edizione  più recente è composto da quattro volumi (tankobon), arricchiti da alcune pagine a colori. Lo stile dei disegni è quello dello “shoujo  vecchia maniera”, con abiti molto dettagliati, specie quelli femminili, occhi molto grandi e luminosi (per citare il mio ragazzo  “sembra che ci sia il riflesso dell’universo in quegli occhi”).

La storia scorre in modo piacevole, è ricca di colpi di scena e di pathos. Le ragazze amanti del genere lo adoreranno, soprattutto perché non è il solito fumetto romantico ad ambientazione scolastica, ma tratta anche tematiche delicate, come la droga, la morte, la malattia, la povertà.
Il carattere dei personaggi, per forza di cose, è un po’ retrò, probabilmente a causa dell’ambientazione ottocentesca. Tuttavia mi piace il fatto che Georgie non sia intrappolata nello stereotipo della damigella in pericolo ma anzi, assuma spesso durante il manga atteggiamenti da donna forte, risoluta, capace di amare con tutta se stessa e prendersi cura del prossimo.
I personaggi maschili sono ben tratteggiati e presentano forti differenze tra loro: Lowell, aristocratico, tenero, ma un po’ capriccioso. I fratelli Abel e Arthur, il primo esuberante, allegro, passionale, l’altro premuroso e buono. Ogni ragazza, a seconda dei gusti,  finirà per preferire uno o l’altro. Non c’è un finale “giusto”, non può accadere ciò che tutti sperano, semplicemente perché ognuna spererà qualcosa di diverso.

Io spesso tendo a rileggere ciò che mi ha appassionato a distanza di tempo, e devo dire che per questo fumetto la scelta è stata azzeccata. Rileggendolo, mi sono resa conto di provare emozioni diverse rispetto alla volta precedente, persino di aver cambiato opinioni su qualche personaggio. Un po’ come succede nella vita reale, quando conoscendo meglio una persona la si scopre molto più piacevole o sgradevole di quanto si pensasse.
Un aspetto interessante della storia è che presenta differenze spiccate tra manga e anime (per chi non lo sapesse è il termine usato per indicare le serie animate giapponesi). Gli sceneggiatori devono aver ritenuto che, da un certo punto in poi, gli argomenti trattati fossero troppo impegnativi per dei bambini, per cui hanno deciso di troncare la storia prima dell’effettivo finale, chiudendo con un lieto fine che accontenta tutti e nessuno. Personalmente preferisco infinitamente la versione del manga, anche perché non riesco a non considerarla come la storia “autentica”, relegando l’anime a un semplice derivato.

Consigliato a: le sognatrici, le nostalgiche (rituffarsi in un mondo che abbiamo amato da bambini è sempre un’avventura fantastica), le amanti di Jane Austen. Ho parlato al femminile, lo so. Ma per ora non mi è mai capitato di trovare un ragazzo interessato al genere. Smentitemi.

Non consigliato a: chi cerca azione, battaglie, sfide cerebrali. Ci sono tante altre opere che rispondono ai requisiti, non certo questa.



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