Let's read a manga: Kodomo no omocha

Ritorniamo un po’ bambine, rispolverando uno dei più grandi “classici” della nostra (mia, e di chi è nato/a negli anni ’90) infanzia. Anche solo la sigla sarà risuonata nei salotti di chiunque in quegli anni… “Rossana dai pensaci un po’ tu.. perché così non se ne può più!”, Rossana, che anime adorabile! Visto con gli occhi di adesso mi sfugge un sorriso, ma all’epoca ne ero innamorata.

Il titolo originale del manga, precisamente, è Kodomo no Omocha, ovvero “Il giocattolo dei bambini”, derivante dalla trasmissione televisiva in cui si esibisce la protagonista fin dalla più tenera età.
I volumi, pensati e disegnati dalla mangaka Miho Obana, sono stati pubblicati in giappone tra il 1995 e il 1999, approdando in Italia nel nuovo millennio.


Qui un breve riassunto della trama:

Sana è una ragazzina di 11 anni allegra e piena di energie. Vive insieme alla madre Misako, scrittrice alquanto eccentrica, ed è perennemente scortata dal suo manager Rei, che si trova spesso a dover aiutare Sana a risolvere i suoi strampalati problemi. Inizialmente la ragazzina si intestardisce nel voler combattere un suo compagno di classe, Akito Hayama, che disturba costantemente la quiete delle lezioni facendo il bullo e istigando gli altri ragazzi della classe a fare altrettanto. Scoprendo però la difficile situazione famigliare del ragazzo, decide infine di aiutarlo, instaurando una bella amicizia.
Nel passaggio alle scuole medie la relazione tra i due comincia a diventare più intensa, faticando però a  sfociare in qualcosa di più. Si affiancano poi ai protagonisti altri due personaggi, destinati a complicare ulteriormente la situazione: Naozumi Kamura, famoso attore idolo delle ragazzine e invaghito di Sana, e Fuuka Matsui, compagna di scuola dei ragazzi e molto simile nei modi di fare alla protagonista. Se Sana non farà chiarezza sui propri sentimenti, tra Fuuka e Akito potrebbe nascere del tenero…

La storia è piuttosto lineare, storie d’amore tra i banchi di scuola, il cattivo ragazzo che si redime per la bella fanciulla, il tutto condito da gag, situazioni imbarazzanti e qualche momento drammatico. Cose già viste insomma, ma l’affetto per questi personaggi va ben al di là delle considerazioni tecniche e dei commenti oggettivi.
Sana è una vera forza della natura. Non si ferma mai, ha un carattere solare, è gentile con tutti, a volte persino troppo espansiva, tanto da diventare invadente. Nel suo programma tenta di far divertire e allo stesso tempo di comunicare con i bambini, rafforzando gli insegnamenti impartiti da genitori e insegnanti.
Ho amato il personaggio della madre di Sana, Misako Kurata. E’ in realtà la madre adottiva, ed è una scrittrice un po’ fuori dagli schemi, che sfoggia spesso acconciature eccentriche (tra le quali spesso alloggia il suo scoiattolino da compagnia) e gira per casa con una sorta di macchinina elettrica. I suoi commenti talvolta sono talmente fuori luogo da far morire dal ridere.
Akito è il classico ragazzo problematico, cresciuto senza la madre, morta durante il parto, insieme al padre e alla sorella, con cui ha sempre avuto un rapporto conflittuale. L’amicizia con Sana lo fa maturare, aiutandolo a migliorare la propria situazione familiare.

I disegni sono abbastanza semplici, mancano di dettagli particolareggiati negli sfondi, spesso resi con poche linee o retini sfumati, ma i visi dei personaggi  presentano curve morbide e  sono generalmente piacevoli, come in ogni shoujo manga che si rispetti.
Mi piace il fatto che i tratti si sappiano adattare benissimo al gag manga, nelle innumerevoli situazioni comiche mostrate, pur ritornando seri e composti nelle scene che lo richiedano.



Nell’anime i nomi, aihmè, sono tutti cambiati, cosa che purtroppo succede spesso. Si tende a sottovalutare la capacità dei bambini di ricordare o pronunciare nomi stranieri… ma trovatemi un bambino che non sappia chi è Goku!  Alcuni fatti sono stati censurati, poiché ritenuti poco adatti all’età media del pubblico, per questo consiglio a chi ha amato il cartone di leggersi anche questo manga, per cogliere meglio tutte le sfaccettature.
                               

Consigliato: a chi ha voglia di ridere un po’, di leggere qualcosa di poco impegnativo e rituffarsi nel mondo della propria infanzia.

Non consigliato: a chi cerca una trama innovativa.

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