Tatiana e Alexander

[Attenzione spoiler! Per leggere la recensione sul primo volume della saga clicca qui]

Buonasera a tutti! Mi scuso per la lunga assenza, non sono riuscita a rispettare la promessa fatta a me stessa di non abbandonare il blog e postare un articolo a settimana, ma gli impegni universitari mi stanno sopraffacendo, gli esami sono alle porte e la tensione comincia a farsi sentire… Finalmente, però, ho un po’ di tempo per dedicarmi alla recensione del secondo capitolo della saga del Cavaliere d’Inverno, intitolato Tatiana e Alexander. Il volume narra le vicende dei due protagonisti, alternandone i punti di vista: da una parte Tatiana, che è riuscita a approdare in America allo scadere della sua gravidanza, dall’altra Alexander, prigioniero delle forze segrete russe e creduto morto dalla moglie.

Trama:
Il Cavaliere d'Inverno
Tatiana è riuscita a fuggire. Dopo un viaggio lungo e travagliato, approda a New York, nascosta nella stiva di una nave e con la gravidanza ormai al termine. E’ malata e priva di forze, ma la sua determinazione ad accudire quella piccola vita, unico lascito dell’uomo che ha amato e che crede morto in suolo russo, la spinge a non mollare.
Partorisce nell’ospedale di Ellis Island e lì rimane, guadagnandosi da vivere come infermiera e accontentandosi di una camera asettica come abitazione. Ben presto diventa la beniamina degli immigrati ricoverati, che cura con premura e gentilezza. Dietro le apparenze, tuttavia, Tatiana non si da pace: Alexander è morto, lasciandole un vuoto incolmabile dentro, ma ci sono troppi dettagli che la ragazza non riesce a far quadrare, troppe incongruenze, che non le fanno abbandonare la speranza di rivedere il suo uomo ancora in vita.
Nel Vecchio continente, nel frattempo, Alexander subisce duri interrogatori da parte dei servizi segreti russi, l’NKVD, che tentano in ogni modo di scoprire l’identità del giovane. Alexander viene lasciato nudo nella neve per ore, rinchiuso in celle strette e basse, nutrito solo con pane e acqua, torturato psicologicamente con false minacce, ma lui ribadisce ostinatamente le proprie convinzioni, irritando persino le alte cariche della polizia segreta. Finchè giunge la sentenza finale, Alexander verrà spedito in un battaglione penale, per spianare la strada alle truppe dello Stato….

In questo secondo volume troviamo i nostri personaggi in un certo senso cambiati, nonostante si riallacci al primo senza salti temporali. Tatiana è sola, in un continente a lei sconosciuto, e deve pensare a un’altra vita oltre che alla propria. Si fatica a riconoscere la spensierata Tania delle prime pagine del Cavaliere d’Inverno, la ragazza che mangiava il gelato alla fermata del bus mentre tutti si affannavano per fare rifornimenti in vista della guerra.
Tania è dovuta crescere, volente o nolente, ed è diventata una donna forte, sensibile e coraggiosa. Tutti nell’ospedale la apprezzano, per i suoi modi gentili e per la determinazione con cui cura ogni singolo paziente, anche i più gravi. Ella, segretamente, spera di riconoscere in uno di quei volti il suo Shura, del quale non vuole accettare la morte.
Il suo desiderio è talmente radicato in lei da impedirle di lasciare l’ospedale, con l’illusione di trovarsi in un limbo che la collega ancora al passato, che non le permette di andare avanti, dimenticare.

Alexander è ancora in Russia, vivo ma recluso, diviso tra la doppia identità di Alexander Belov e Alexander Barrington. Nei suoi giorni di prigionia, il solo pensiero che gli permette di non lasciarsi andare sono i mesi trascorsi con Tatiana, la loro storia d’amore intensa, fatta di incomprensioni, gelosie e attimi di pura magia.
Attraverso diversi flashback si scoprono dettagli sulla vita passata di Alexander e della sua famiglia, il trasferimento dall’America alla Russia, il frantumarsi dell’illusione di una vita migliore nello Stato Comunista, i litigi, l’arresto.
Alexander rivive nella sua mente anche tanti attimi con Tatiana, che a mio parere risultano un po’ ridondanti, specie se si ha il primo romanzo ancora fresco nella memoria. Avrebbero potuto essere accenni più sporadici e brevi, per non appesantire troppo la lettura.

Ho particolarmente apprezzato, invece, i racconti di guerra, poiché mettono in scena con terribile limpidezza la brutalità degli scontri tra eserciti nemici. Quando Alexander viene assegnato a un battaglione penale sa che la sentenza equivale quasi a una condanna a morte. Eppure lui, con una forza d’animo incrollabile, non smette di lottare per poter un giorno rincontrare il suo amore. Lo vediamo assumere posizioni di responsabilità persino in un plotone di condannati, pur di farsi strada sgomitando verso la libertà.

La seconda metà del romanzo sfoggia un ritmo più incalzante: Tatiana, testarda e coraggiosa, decide di tornare in Russia per cercare il suo uomo, aggrappandosi a una sottile traccia riuscita a scovare dopo anni di ricerche. Alexander è sempre prigioniero, e sta pian piano abbandonando qualsiasi speranza di evasione. La narrazione è tesa completamente verso il finale, ma fino all’ultima riga non ci è dato sapere se sarà positivo o catastrofico.

Niente da dire sulla scrittura: ricercata, appassionata, coinvolgente, anche se  un po’ troppo prolissa talvolta, come già detto, ed è un peccato, perché rovina un po’ l’effetto complessivo.

Tuttavia è assolutamente calzante per descrivere una storia così passionale come quella tra Tatiana e Alexander, dove ogni momento sembra infarcito di quella poesia che solo una scrittrice capace è in grado di creare. 

Commenti

  1. Una settimana è passata da questo post, ma ti perdoniamo. Del resto le promesse si fanno per essere infrante. Torna a postare :D

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