Trilogia delle Gemme, Kristine Gier

Qualche tempo fa ho letto la cosiddetta "Trilogia delle Gemme", di Kristine Gier, composta da tre volumi intitolati Red, Blue e Green.
Ne avevo letto buone recensioni, addirittura avevo sentito a riguardo opinioni entusiastiche, commenti e valutazioni quasi mai sotto ai 4 punti su 5... probabilmente mi sono creata troppe aspettative, o forse semplicemente ormai sono troppo cresciuta per questo genere di libri... insomma, quali che siano i motivi sono rimasta un po' delusa.
Valuterò questo racconto nel suo complesso, e non ogni singolo libro della trilogia come sono solita fare, perché proprio non riesco a percepirli come libri singoli, tanto che non ho avvertito la necessità di creare una trilogia.

Trama:
Gwendolin Sheperd è una sedicenne ordinaria, discendente da una facoltosa famiglia londinese, i Montrose, proprietaria di una lussuosa villa nella quale vive insieme alla madre, ai fratelli e al resto della famiglia, composta dalla nonna Lady Arisa, la zia Glenda e una cugina saccente e apparentemente perfetta, Charlotte.
La famiglia Montrose custodisce un segreto tramandato di generazione in generazione: all'interno della famiglia alcuni individui hanno ereditato un gene che consente loro di viaggiare nel tempo non appena hanno compiuto sedici anni di età. Secondo la società segreta che regola i viaggi nel tempo, composta da individui che si fanno chiamare "Guardiani", ad aver ereditato questo gene straordinario sarebbe proprio Charlotte: lo confermano complicati calcoli che coinvolgono la data di nascita della ragazza. Charlotte, infatti, da tutta la vita si sta preparando a questo evento, frequentando corsi di storia, di ballo, di equitazione e scherma, di dizione e portamento e in generale di ogni tipo di abilità o informazione che le possa essere utile per non dare nell'occhio in un'epoca passata. Gwen non invidia affatto la cugina, preferendo la sua vita semplice e priva di dogmi, più consona a un'adolescente.
Tuttavia, al compimento del sedicesimo anno di età, Gwendolin ha una brutta sorpresa: all'improvviso si ritrova in una Londra diversa da quella che conosce, con strade lastricate, carrozze e antiche dimore. Non è Charlotte a possedere il gene dei Montrose, bensì lei, nata a un solo giorno di distanza. Gwen si trova da un giorno all'altro costretta ad affrontare una sfida più grande di lei, per la quale è del tutto impreparata. Le trasmigrazioni nel passato si rivelano presto pericolose e complesse, e l'ambiente insopportabilmente ostile...

Gli ingedienti per un'opera gradevole ci sono tutti, l'idea è abbastanza originale, articolata e interessante. Sicuramente si discosta dai soliti canoni del fantasy Young Adult, che spesso coinvolge esseri soprannaturali, vampiri, licantropi, diavoli, angeli, fate, maghi, nani, elfi, folletti e quant'altro.  Mi è piaciuta molto l'invenzione del cronografo, strumento che "indirizza" i viaggi nel tempo, altrimenti incontrollati, verso un preciso giorno. Ed è anche intreressante scoprire le modalità secondo cui può avvenire un viaggio nel tempo, e le regole a cui è soggetto. Gli intrecci che si creano, spesso ripresi magistralmente da un romanzo all'altro, sono senza dubbio molto d'effetto.
Tuttavia il primo aspetto su cui cade il romanzo è la tempistica. L'intera storia si svolge in un tempo limitatissimo, si e no tre settimane, tanto che ancora mi chiedo: "perchè far spendere al lettore 12€ circa per ogni libro, quando il tutto poteva essere condensato in un unico bel volume autoconclusivo?"... La risposta è chiara come il sole (€€€) ma preferirei sorvolare sull'argomento. Questa celerità negli avvenimenti ha anche altre conseguenze nefaste, ad esempio nello sviluppo dei personaggi. Essi infatti non hanno tempo di mutare, crescere, oppure subiscono mutamenti sproporzionati rispetto al breve lasso temporale trascorso.
Parlando dei personaggi, tra l'altro, è necessario spendere qualche parola sulla loro caratterizzazione.
La protagonista, Gwendolin, purtroppo è uno tra i personaggi più scialbi del libro. Il chiaro intento dell'autrice è quello di tratteggiarla come una ragazza qualunque, priva delle capacità straordinarie che talvolta arricchiscono le eroine dei romanzi, tanto da farle sembrare donne navigate e non sedicenni in piena crisi adolescenziale. Tale volontà sarebbe lodevole, se non fosse che Gwendolin troppo spesso cade nel difetto opposto: la stupidità. E avere sedici anni non vuol dire essere stupidi. Gwen non coglie i sottintesi, cade dalle nuvole, si "innamora perdutamente" dopo una settimana o poco più, ogni tre pagine o piagnucola o fa del sarcasmo anche fuori luogo... ma suvvia! Temo che l'autrice calchi troppo la mano sull'ingenuità di questa ragazza, non rendendosi conto che renderla incapace di capire certe banalità non è troppo lusinghiero nei suoi confronti. Un tratto interessante e divertente della protagonista è, invece, la sua capacità di vedere e parlare con i fantasmi e i demoni, fatto che spesso crea incomprensioni e situazioni comiche, e ci permette di conoscere due personaggi che aggiungono pepe alla storia, il damerino James e il demone Xemerius.
Il protagonista maschile, Gideon de Villers, è scostante, spesso inutilmente contraddittorio, e più di una volta pare avere l'unico compito di "far battere il cuore di Gwendolin all'impazzata". Eppure almeno lui sembra avere un cervello funzionante, per fortuna.
Meglio sorvolare, poi, su una serie di personaggi volutamente antipatici, di cui viene esplorato solamente il lato di "villain" e nient'altro, col risultato di avere personalità di poco spessore che si inseriscono solo marginalmente nelle vicende.
Mi sento invece di salvare Leslie, il cui carattere curioso mi è davvero piaciuto, e un pugno di altri personaggi un po' meno scontati.
Purtroppo devo dire di non aver subito grosse sorprese, durante la lettura. La maggior parte dei colpi di scena erano deducibili dai versi dei Diari dei Guardiani sparsi qua e là nei libri, e la fantasia e quel pizzico di esperienza data dalle tante letture hanno fatto il resto. Forse è vero che ormai sono troppo cresciuta. Diciamo che è stato piacevole constatare come il mio intuito se la sia cavata egregiamente (e qui la modestia va a farsi una passeggiata). Per amor di giustizia devo ammettere, però, che alcuni avvenimenti finali hanno lasciato di stucco anche me. E' lodevole, infatti, la rete di personaggi che intesse l'autrice, sparpagliandoli in epoche differenti in modo da utilizzare l'espediente del viaggio nel tempo in modo singolare.
Che dire, inoltre? Alcuni sviluppi dovevano essere argomentati meglio, e non chiusi in maniera frettolosa, quasi che non si riuscisse a farli quadrare in modo coerente col resto. Sono presenti alcune piccole incongruenze relative ai viaggi nel tempo e alle loro conseguenze, anche se immagino sia molto difficile tenere tutto sotto controllo. Certi personaggi, come già accennato, avevano bisogno di qualche parola in più spesa nei loro confronti, per risultare credibili e sensati nelle loro azioni (uno su tutti? Il dottor White). Altri invece sembrano essere stati inseriti apposta per far quadrare i conti: qual è, per esempio, l'utilità di Raphael se non quella di donare un lieto fine anche alla cara Leslie? E' un po' come la storia dell'imprinting di Jacob in Twilight, tanto per non scontentare nessuno.
Insomma, i lieti fini troppo lieti per essere credibili mi sconcertano. Com'è possibile che per sventare un complotto che coinvolge un’organizzazione tentacolare antica di secoli nessuno si faccia nemmeno un graffio?  Il dramma è ridotto ai minimi termini, tutto finisce in una zuccherosa nuvola rosa carica di felicità e buoni sentimenti, e per quanto io ami il lieto fine così è troppo.
Va beh... per concludere vi darò il mio parere spassionato: pre-adolescenti di tutto il mondo, spero che non siate ancora diventate ciniche e fin troppo razionali come me, per cui se volete trascorrere qualche ora in compagnia di una bella favola, questa trilogia fa al caso vostro.

A tutti gli altri... con più di trenta euro complessivi di spesa si possono fare tante altre cose in alternativa. Andate e scoprite quali sono!

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