Giornata della Memoria
27 Gennaio, Giornata della Memoria.
Una giornata particolare che richiede un intervento particolare, e se possibile qualche attimo di riflessione.
Tutti sappiamo quali terribili vicende hanno segnato l'umanità durante la Seconda Guerra Mondiale: la deportazione e lo sterminio di milioni di Persone, che a causa di un'ideologia perversa venivano spogliate del loro stato di esseri umani. La loro unica "colpa" era l'appartenere a categorie indesiderabili, gruppi etnici e religiosi considerati impuri, sbagliati. Ebrei soprattutto, ma anche omosessuali, persone di colore, rom, malati psichiatrici, portatori di handicap.
Uno sterminio brutale e indiscriminato che ha coinvolto chiunque non fosse ritenuto "all'altezza".
Il 27 gennaio, giorno in cui i carri armati sovietici sfondarono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, viene utilizzato come un simbolo per le vecchie e nuove generazioni, un giorno di riflessione per non dimenticare la brutalità della guerra e l'odio che la mente umana può generare.
Perchè la Memoria è Necessaria: la storia insegna. Questo è un concetto che genitori e insegnanti hanno voluto inculcarmi in testa fin dalla più tenera età.
Solo crescendo però, acquistando maturità, ho capito fino in fondo cosa volessero dire queste parole. Conoscere gli avvenimenti del passato, gli errori commessi dall'umanità, rende l'uomo consapevole, ma soprattutto gli suggerisce come evitare quegli stessi errori.
Eppure...
Com'è possibile che al giorno d'oggi, nonostante questi racconti terribili che ci portiamo sulle spalle, possano nascere ancora focolai di razzismo ingiustificato? Perchè, ancora una volta, la religione o il colore della pelle dovrebbero definire una persona?
La Memoria della Shoah non deve essere confinata a un giorno, ventiquattro ore in cui la rete, le tv, la radio si riempiono di belle parole e ricordi accorati. La memoria è un patrimonio che dobbiamo portarci dietro sempre, pur essendo un fardello, pur con la consapevolezza delle colpe di cui si sono macchiati i nostri avi.
Il giorno della Memoria dovrebbe essere un inno alla vita e alla fraternità. Dovrebbe ricordarci che siamo tutti uguali, indipendentemente dalla nostra cultura e dal nostro aspetto, e che ogni persona ha una dignità che non va calpestata. Un concetto che, al giorno d'oggi, viene troppo spesso dimenticato, spesso proprio dai potenti che tengono nelle proprie mani il destino di grosse fette di mondo.
Quest'anno non ho preparato alcuna lista di libri che abbiano come tema l'Olocausto, ma ho deciso di condividere una carrellata di foto risalenti al mio viaggio a Berlino, in cui ho potuto visitare il Museo Ebraico di Daniel Libeskind e il Memoriale della Shoah, progettato da Peter Eisenman.
Luoghi evocativi, installazioni cupe e angoscianti, che sanno comunicare con forza il messaggio per il quale sono state concepite. Strutture che mi sono rimaste nell'anima per la profonda impressione e l'emozione che sono riuscite a suscitarmi.
Museo Ebraico, Berlino.
La Torre dell'Olocausto, posta alla fine dell'omonimo asse, o percorso. Fredda, buia, isolata dal resto dell'edificio da una porta di metallo, illuminata da un'unica feritoia in alto, irraggiungibile.
Il giardino dell'Esilio, al termine dell'asse dell'Esilio. Il pavimento è inclinato, crea disorientamento e disagio, il percorso si snoda all'interno di colonne di cemento, sormontate da rami di ulivo, simbolo di pace e speranza ma ancora difficile da raggiungere.
I vuoti all'interno del museo, stanze spoglie che simboleggiano l'assenza degli Ebrei dalla società tedesca. Uno di questi vuoti è riempito dall'installazione Shalechet: 10000 volti in acciaio, calpestabili dagli avventori, deformati in lamenti che prendono vita durante il percorso stesso: lo stridore delle suole sul metallo, il simbolismo di tutte quelle vite calpestate è tale da sopraffare il visitatore.
Memoriale della Shoah, Berlino.
2711 stele in calcestruzzo, di diverse altezze, posate ordinatamente in un'area di 19000 metri quadrati. Un monumento colossale, da visitare in silenzio. Il pavimento inclinato ingloba il visitatore in un labirinto, dove ogni angolo assomiglia a un altro, non esiste particolarità, personalità. Le stele ricoprono ben presto il cielo, oscurandolo col loro grigiore.
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