Let's read a manga: Ranma 1/2, Rumiko Takahashi

Yappappa yappappa enchanté!
Chi non ha mai visto da piccolino almeno qualche puntata di Ranma ½? Suvvia non ci credo, con l’avvento dei cartoni animati giapponesi siamo praticamente cresciuti insieme a questi personaggi. Io ero proprio piccolina quando TMC iniziò a trasmettere le prime puntate su Zap Zap, nel 1997, infatti mi ricordo l’anime molto più sommariamente rispetto ad altri leggermente più recenti. Successivamente il cartone venne trasmesso su MTV in versione integrale, ma ahimè devo essermelo perso.


Nonostante i ricordi fumosi, ricordo che mi divertiva talmente tanto vedere quel cartone, e mi piacevano così tanto Ranma e Ryoga, che qualche mese fa non ho resistito e ho riiniziato a vederlo. Dopo una decina di puntate ero già conquistata, dopo quindici cercavo il manga completo su ebay, dopo venti avevo concluso l’acquisto. E con questo ho già acquistato ben cinque delle “serie della mia infanzia”. Non è solo per puro collezionismo, anche se devo ammettere che vedere quelle costine rosse tutte allineate sulla libreria è una gioia per gli occhi, la storia di Ranma mi ha davvero affascinata, ed è capace di farmi ridere come pochi altri manga in commercio.
L’opera è stata creata dalla bravissima Rumiko Takahashi, autrice di manga conosciuti in tutto il mondo come Lamù e Inuyasha. In Italia è edita da Star Comics e si può trovare, ormai con una certa difficoltà, in due versioni, una pubblicata su Neverland in 53 volumetti, la seconda, Greatest, in 38 volumi come la versione giapponese.

La mia adorata collezione *_*

Ranma Saotome è un ragazzo di sedici anni, erede della “scuola di arti marziali Saotome”. Il ragazzo ha trascorso tutta la sua vita girovagando e allenandosi insieme al padre Genma, maestro di arti marziali, attraversando  mari e monti. E’ proprio durante uno di questi allenamenti che accade l’irreparabile: Ranma e suo padre, che si stanno sfidando sulle sorgenti maledette Jusenkyo, in Cina, cadono malauguratamente in una di esse. La leggenda narra che chiunque cada in una delle sorgenti ogni volta che si troverà a contatto con acqua fredda si trasformerà nell’uomo o animale che ivi è annegato. Da quel momento Ranma si trasforma in una ragazza dai capelli rossi, mentre il padre in un panda gigante.
Tornati in Giappone, i due si recano da uno storico amico di Genma, Soun Tendo, padre di tre figlie. I due genitori hanno deciso che Ranma dovrà prendere in moglie una delle tre, Kasumi, Nabiki o Akane, per garantire un futuro al dojo di famiglia. Per una serie di incontri fortuiti e coincidenze sarà Akane, coetanea di Ranma, la ragazza destinata a diventare sua moglie. Unico problema: Akane è testarda, maschiaccio, ama le arti marziali e afferma di odiare i ragazzi.

Iniziano così le avventure dei due “fidanzati ma non troppo”, che inizialmente non si sopportano ma piano piano si abituano l’uno alla presenza dell’altra fino a ritenersi indispensabili. Ben presto ai due si affiancano nuovi personaggi, come l’amazzone Shampoo (Shan-pu), lo smemorato Ryoga Hibiki, la cuoca di okonomiyaki Ukyo Kuonji, e i fratelli Kuno, Tatewaki e la rosa nera Kodachi, ciascuno di essi innamorato di uno dei due protagonisti e convinto di avere dei diritti inalienabili sulla persona amata.
Una sobria entrata in scena di Shampoo

Inutile dirlo, le situazioni ambigue si sprecano, così come gli sketch esilaranti. La storia si dipana tra miti orientali e invenzioni originali dell’autrice, che portano i protagonisti a dover superare sfide sempre nuove e sempre più assurde. Veniamo a conoscenza di scuole di combattimento caricaturali, come la ginnastica ritmica marziale, la scuola Kuonji degli okonomiyaki o la tecnica della lotta a tavola francese. Ranma, coinvolto come sempre in fraintendimenti e strani complotti, deve spesso e volentieri industriarsi per superare ogni ostacolo, nonostante le sue competenze siano ben altre.
Sono molto frequenti le zuffe col padre, che Ranma ritiene responsabile di tutte le proprie sventure, in quanto poco interessato al bene di suo figlio. Genma infatti si presenta per lo più come un padre sconsiderato, che caccia il figlio nelle situazioni più assurde, prucrandogli nemici, fidanzate non richieste, o provocandogli seri traumi.



Ranma si deve guardare le spalle anche da numerosi nemici, venuti apposta per sfidarlo dopo aver subito qualche fantomatico torto durante uno dei viaggi dei due artisti marziali. E’ il caso di Shan-pu, amazzone cinese, battuta nel suo stesso villaggio dalla versione femminile di Ranma, a cui ha giurato morte certa da quel momento. Fattore comune a tutta la storia è il tentativo di Ranma e dei suoi amici/nemici, molti dei quali sono stati maledetti come lui, di impadronirsi dell’acqua delle fonti maledette, che dovrebbe permettere loro di sciogliere la maledizione. Per raggiungere questo obbiettivo il gruppo si caccerà in situazioni molto pericolose, a cui potrà sfuggire solo unendo le forze.

I disegni sono abbastanza lineari e piacevoli, le linee morbide, pochi sfondi essenziali per contestualizzare, ma l’espressività del manga è affidata tanto ai volti comici e talvolta deformed, conditi da battute idiote ma spassose, e alla caratterizzazione dei personaggi, aventi tutti qualche particolare che li rende un po’ ridicoli ma esilaranti. Per citarne uno a caso: la fobia di Ranma per i gatti, che gli fa perdere totalmente il lume della ragione in presenza di uno di questi teneri felini.
La struttura si potrebbe dire simile a quella di una sit com, dove le ambientazioni e i personaggi base sono sempre gli stessi, conditi da storie, problemi e incontri sempre nuovi.

Reazione pacata di Ranma di fronte a un gatto gigante


Cosa mi piace di questo manga: la leggerezza e l’allegria, Genma-panda che comunica con cartelli di legno, Shan-pu e sua nonna, gli scleri di Akane, P-chan, Akane e Ranma e il loro essere estremamente impacciati, i viaggi mentali di Ryoga. Ultima ma non meno importante… La sigla! Yappappaaaa!!
Cosa non mi piace: la ripetitività di alcune scene, i fratelli Kuno, la zozzeria di Happosai, Collant Taro.

Rimango indecisa sul finale aperto, che lascia un po’ sbalorditi e un po’ indignati, del tipo “E io ho letto trentotto volumi per arrivare a questoooo??”. Tuttavia, pensandoci a mente fresca, dopo aver fatto sbollire la rabbia, mi sono detta che un tipo di finale del genere è perfettamente conforme al carattere dei personaggi… insomma, ce lo vedete un Happy Ending in piena regola tra Ranma e Akane? Quei due continueranno a picchiarsi anche nell’oltretomba!



Vorrei continuare a raccontare di questo fumetto all’infinito, regalare un commento a Kasumi e Nabiki, al dottor Tofu e in generale a tutti i personaggi che compaiono in questo meraviglioso manga, ma ne uscirebbe fuori una recensione lunga in modo spropositato … meglio lasciare a voi il piacere della scoperta (o ri-scoperta).

Lo consiglio se: cercate una commedia che vi rilassi, vi faccia ridere, con personaggi fuori dalle righe.
Lo sconsiglio se: volete leggere una storia romantica tradizionale, o cercate uno shonen manga serio sulle arti marziali.


P.S. prometto che inizierò presto a recensire qualche serie un po’ meno mainstream, in realtà ne leggo tante, ma ci tenevo a mettere in piazza i miei revival dell’infanzia XD a presto!

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