Restyling, o del bisogno di cambiare fuori e dentro

 

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A volte si ha bisogno di ricominciare da capo.

Senza negare il passato, senza per forza cancellare ciò che è stato prima. Ma un bel restyling, un cambiamento estetico così come cambia lo spirito. E così come cambia la persona, in sei lunghi anni di assenza, e di esperienze nuove.

Una laurea, dopo tante fatiche, una convivenza e un lavoro. Una gattina, nuovi ritmi, nuove cose da studiare e imparare, un altro blog gestito con amici. E di mezzo una pandemia, una guerra non troppo lontana e la crisi energetica, il rincaro dei prezzi, tutte le belle notizie riportate dai telegiornali ogni giorno.

Impossibile che io sia rimasta uguale a me stessa. Uguale alla me stessa che sei anni fa studiava per gli ultimi esami e si barcamenava tra una città e l’altra, incontrando il proprio fidanzato solo nei weekend, meno carica di responsabilità ma per certi versi più vincolata. Più libera ma meno libera.

Sicuramente più spensierata.

In questi tempi convulsi e frenetici la comunicazione avviene ahimè quasi esclusivamente in forma digitale, tramite i social e le chat… poche righe di messaggio, invia e passa ad un’altra conversazione, lol, cita, manda meme, torna su Instagram, posta la foto, lascia il commento, metti like, guarda la storia, cuoricino, uh ma quante cose belle fanno gli altri.

Ho il fiatone solo a descrivere questo convulso flusso di parole e immagini, eppure i nostri pollici scivolano agilmente tra una e l’altra cosa per mezz’ore intere durante la giornata.

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E’ un sollievo ritrovarsi con gli amici al sabato, intorno a un tavolo, e poter finalmente chiacchierare del più e del meno guardandosi negli occhi. Poter fare un discorso più articolato potendosi spiegare, senza essere travisati dal leone da tastiera di turno. O anche solo ridere genuinamente e di gusto, e non schiacciare solamente una faccina sorridente con un dito. C’è tutta la differenza del mondo, e sono momenti sacri, che dovrebbero essere dichiarati patrimonio Unesco. Quando vedo gruppi di ragazzi (senza generalizzare, a volte capita) che stanno intorno ad un tavolo tutti a guardare il telefono mi innervosisco. Quando mi accorgo che lo stiamo facendo noi (no, nessuna fascia d’età ne è esente) mi innervosisco.

Riprendere questo spazio digitale, con una nuova veste grafica e senza troppe pretese, è un’esigenza che credo nasca proprio da questo. Comunicare, a mio modo, raccontare qualcosa di me parlando di libri ma non solo, delle mie passioni, di ciò che mi fa brillare gli occhi, dei miei pensieri belli e brutti.

Un diario di una trentenne che si sente un po’ spiaggiata, come tanti, ma che adora il mare in tutta la sua maestosità. E’ immenso e profondo, fa paura in un certo senso, ma nuotarci dentro è meraviglioso.



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